Citazioni dalla Casa Universale di Giustizia

Con le sue comunicazioni la Casa Universale di Giustizia fornisce analisi, visione e direzione per aiutare la crescente comunità bahá’í globale a partecipare alla costruzione di una civiltà mondiale. Tra questi c’è una lettera indirizzata alla comunità bahá’í il primo giorno di Ridván ogni anno – che in genere cade il 20 o il 21 aprile – conosciuta come messaggio di Ridván. Di tanto in tanto, la Casa Universale di Giustizia rivolge messaggi alla società in generale, offrendo prospettive su temi di interesse per il benessere del pianeta.

Seguono alcuni brevi estratti da messaggi della Casa Universale di Giustizia. Una raccolta molto più ampia si trova nel Bahá’í Reference Library.

 

La mancanza di unità è il nodo dei problemi che tanto affliggono il pianeta. Essa permea gli atteggiamenti in tutti i campi della vita. Si trova al centro di tutti i grandi conflitti fra nazioni e popoli. Ancor più grave, la mancanza di unità è comune nelle relazioni fra le religioni e in seno ad esse, viziando proprio quell’influenza spirituale e morale che è loro scopo primario esercitare.

(Ai bahá’í del mondo, 26 novembre 1992)

 

Ora, per tre epoche una dopo l’altra, la comunità bahá’í ha lavorato assiduamente nella cornice dei Piani globali disposti dalla Casa di Giustizia ed è riuscita a istituire un modello di vita bahá’í che promuove lo sviluppo spirituale degli individui e incanala le energie collettive dei suoi membri verso la vivificazione spirituale della società. La comunità ha acquisito la capacità di far giungere il messaggio a grandi numeri di anime recettive, di confermarle e di approfondire la loro comprensione degli aspetti essenziali della Fede che hanno abbracciato. Ha imparato a trasformare il principio della consultazione enunciato dai suoi Fondatori in un efficace strumento per prendere decisioni collettive e a educare i suoi membri a farne uso. Ha formulato programmi per l’educazione spirituale e morale dei suoi membri più giovani e li ha offerti non solo ai suoi bambini e ai suoi ragazzi ma anche a quelli della comunità in senso lato. Con la riserva di talenti a sua disposizione, ha creato un ricco corpo di letteratura che include volumi in dozzine di lingue che trattano i suoi problemi e gli interessi generali del gran pubblico. Si è sempre più occupata degli affari della società, intraprendendo un gran numero di progetti di sviluppo sociale ed economico. Soprattutto con l’inizio della quinta epoca nel 2001, ha fatto importanti passi avanti nella moltiplicazione delle sue risorse umane grazie a un programma di formazione rivolto alla base della comunità e ha scoperto i metodi e gli strumenti per dare inizio a un modello di crescita sostenibile.

(Ai bahá’í del mondo, Ridván 2006)

 

Migliaia di migliaia di persone, rappresentanti della diversità dell’intera famiglia umana, sono intente a studiare la Parola creativa in un ambiente che è nel contempo serio e edificante. Mentre si sforzano di applicare, in un processo di azione, riflessione e consultazione, le intuizioni così acquisite, esse vedono la loro capacità di servire la Fede conseguire livelli sempre più alti. Rispondendo all’intimo anelito di ogni cuore di entrare in comunione con il proprio Creatore, esse compiono atti di culto collettivi in diversi contesti, unendosi in preghiera agli altri, risvegliando sensibilità spirituali e forgiando un modello di vita che si distingue per il suo carattere devozionale. Quando si fanno reciprocamente visita nelle loro case e vanno a trovare familiari, amici e conoscenti, esse orientano intenzionalmente le discussioni verso temi di importanza spirituale, approfondiscono la loro conoscenza della Fede, trasmettono il messaggio di Bahá’u’lláh e accolgono un crescente numero di persone che si uniscono a loro in una possente impresa spirituale. Consapevoli delle aspirazioni dei bambini del mondo e del loro bisogno di educazione spirituale, esse fanno in modo che dappertutto i loro sforzi coinvolgano crescenti schiere di partecipanti a classi che diventano centri di attrazione per i giovani e rafforzano le radici della Fede nella società. Esse aiutano i giovanissimi ad attraversare uno stadio cruciale della loro vita e ad acquisire la capacità di orientare le proprie energie verso il progresso della civiltà. Avvantaggiate da una maggiore larghezza di risorse umane, un crescente numero di loro possono esprimere la propria fede in una marea crescente di sforzi che rispondono ai bisogni dell’umanità nelle sue dimensioni spirituali e materiali.

(Ai bahá’í del mondo, Ridván 2008)

 

I bambini sono il tesoro più prezioso che una comunità possiede, perché in loro stanno la promessa e la garanzia del futuro. Essi portano i semi del carattere della società futura che è il larga misura modellata secondo ciò che gli adulti, che formano la comunità, fanno o mancano di fare rispetto ai bambini. Essi sono un patrimonio che nessuna comunità può impunemente trascurare. Un amore senza riserve per i bambini, il modo di trattarli, la qualità dell’attenzione mostrata loro, lo spirito del comportamento degli adulti verso di loro – tutto questo rientra negli aspetti vitali dell’atteggiamento richiesto. L’amore richiede disciplina, il coraggio di abituare i bambini alle difficoltà, non indulgere ai loro capricci o lasciarli interamente liberi di agire come vogliono. Occorre mantenere un’atmosfera in cui i bambini sentano che appartengono alla comunità e ne condividono gli scopi.

(Ai bahá’í del mondo, Ridván 2000)

 

La perpetuazione dell’ignoranza è una gravissima forma di oppressione. Essa rafforza i numerosi muri di pregiudizio che si ergono come ostacoli alla realizzazione dell’unità del genere umano, che è tanto la meta quanto il principio operativo della Rivelazione di Bahá’u’lláh. L’accesso al sapere è un diritto di ogni essere umano e la partecipazione alla sua produzione, alla sua applicazione e alla sua diffusione è una responsabilità che tutti devono accollarsi, ciascuno secondo i propri talenti e le proprie capacità, nella grande impresa della costruzione di una prosperosa civiltà mondiale. La giustizia esige la partecipazione universale. Pertanto l’azione sociale può implicare la fornitura di beni e servizi in una qualche forma, ma il suo scopo primario deve essere quello di costruire in una data popolazione la capacità di creare un mondo migliore.

(Ai bahá’í del mondo, Ridván 2010)

 

In tutta la storia umana, le interazioni fra questi tre elementi [l’individuo, le istituzioni e la comunità] sono state volta per volta caratterizzate da varie difficoltà, con l’individuo che chiede libertà, l’istituzione che esige sottomissione e la comunità che invoca la precedenza. Ogni società ha definito, in un modo o nell’altro, i rapporti che legano questi tre elementi, dando origine a periodi di stabilità, inframmezzati da periodi di tumulti. Oggi, in questa epoca di transizione, mentre l’umanità lotta per conseguire la maturità collettiva, questi rapporti, anzi lo stesso concetto di individuo, istituzioni sociali e comunità, continuano a essere assaliti da crisi troppo numerose per contarle. La crisi mondiale dell’autorità ne è una prova sufficiente. Così terribili sono stati i suoi abusi e così profondi i sospetti e i risentimenti che essa ora suscita, che il mondo sta diventando sempre più ingovernabile, una situazione resa ancor più pericolosa dall’indebolimento dei legami comunitari.

Ogni seguace di Bahá’u’lláh sa bene che lo scopo della Sua Rivelazione è di portare all’esistenza una nuova creazione. Non appena «la Prima Parola uscì dalla Sua bocca e il Primo Appello uscì dalle Sue labbra, l’intera creazione fu rivoluzionata e tutti coloro che sono nei cieli e tutti coloro che sono sulla terra furono sconvolti nel più profondo». L’individuo, le istituzioni e la comunità, i tre protagonisti del Piano divino, vanno ora modellandosi sotto la diretta influenza della Sua Rivelazione e sta emergendo un nuovo concetto di ciascuno di essi, adatto a un’umanità divenuta maggiorenne. Anche i rapporti che li legano stanno subendo una profonda trasformazione, portando nel reame dell’esistenza forze capaci di costruire civiltà che possono sprigionarsi solo in conformità con il Suo decreto.

(Al Convegno dei Corpi continentali dei Consiglieri, 28 dicembre 2010)

 

The Great Peace towards which people of good will throughout the centuries have inclined their hearts, of which seers and poets for countless generations have expressed their vision, and for which from age to age the sacred scriptures of mankind have constantly held the promise, is now at long last within the reach of the nations. For the first time in history it is possible for everyone to view the entire planet, with all its myriad diversified peoples, in one perspective. World peace is not only possible but inevitable. It is the next stage in the evolution of this planet…

La Grande Pace verso cui gli uomini di buona volontà hanno lungo l’arco dei secoli teso i loro cuori, la cui visione ha infiammato i veggenti e i poeti di innumerevoli generazioni e di cui le sacre scritture dell’umanità hanno costantemente, èra dopo èra, tenuto salda la promessa, è ora finalmente alla portata delle nazioni. Per la prima volta nella storia è per tutti possibile considerare l’intero pianeta, con le miriadi di genti così diverse, in un’unica visuale. La pace mondiale non solo è possibile, è inevitabile. Essa è lo stadio successivo nell’evoluzione del nostro pianeta…

(La promessa della pace mondiale)

 

Azioni come il mettere al bando gli ordigni nucleari, proibire l’uso di gas venefici o interdire la guerra batteriologica non elimineranno alle radici le cause della guerra. Queste misure pratiche, pur essendo ovviamente elementi importanti nel cammino della pace, sono tuttavia in sé ancora troppo superficiali per esercitare un’influenza durevole… Bisognerà adottare una struttura autenticamente universale.

(La promessa della pace mondiale)

 

Con il passar dei giorni aumenta il pericolo che i crescenti fuochi del pregiudizio religioso inneschino un incendio mondiale di cui è impossibile prevedere le conseguenze. I governi civili, da soli, non sono in grado di superare questo pericolo. E non possiamo nemmeno illuderci che gli appelli alla reciproca tolleranza possano da soli sperare di spegnere animosità che pretendono di avere una sanzione divina. La crisi esige dai capi religiosi una rottura con il passato tanto decisiva quanto quelle che hanno permesso alla società di affrontare gli altrettanto velenosi pregiudizi di razza, di genere e di nazionalità. L’unica giustificazione valida per esercitare un’influenza in questioni di coscienza è quella di servire il bene del genere umano. In questo momento così cruciale nella storia della civiltà, le esigenze di questo servizio non potrebbero essere più chiare. «Il benessere, la pace e la sicurezza dell’umanità saranno irraggiungibili», scrive Bahá’u’lláh «a meno che e finché la sua unità non sia saldamente stabilita».