I primi anni

Le tracce della Fede bahá’í in Italia sono scarse sino alla seconda Guerra mondiale. In questo periodo più che di comunità vera e propria si può parlare di credenti isolati, autoctoni o di origine americana temporaneamente residenti nel paese.

All’inizio del ’900 l’Italia era visitata a causa della sua posizione geografica dai bahá’í diretti in Terra Santa per incontrare ‘Abdu’l-Bahá. Tra il 1906 e il 1907, molti dei pellegrini provenienti dall’Oriente, dal momento che non avevano il permesso di raggiungere la Terra Santa attraverso Costantinopoli, passavano dall’Italia, da dove procedevano poi in Egitto e infine ad Haifa.

Alcuni di questi visitatori si trattennero in Italia più a lungo per scopi di studio, come ad esempio Emogene Hoagg (1869-1945) che arrivò nel 1898 per perfezionarsi in canto a Milano. Durante la sua permanenza prima a Roma e poi a Firenze dal 1922 al 1935 fu un punto di riferimento per i primi credenti bahá’í del paese. Un’altra americana, Edith Burr (m. 1935), si trasferì a Firenze nel 1918. Ella introdusse nella comunità bahá’í Teresa Gaspari Campani (m. 1964), scrittrice, poetessa e giornalista che divenne la prima traduttrice italiana di testi bahá’í. Uno dei suoi primi lavori fu le Parole Velate, prima ritraduzione italiana dalla versione inglese delle Parole Celate, uno dei primi scritti rivelati da Bahá’u’lláh.  

Dal 1921 al 1928 Loulie Albee Mathews (1869-1966), un’altra bahá’í americana, visse per diversi mesi all’anno, con la figlia Wanden, a Villa San Martino a Portofino (Genova), dove fondò la International Lending Library. I suoi libri, molti dei quali erano libri bahá’í, furono inviati in tutta Europa, Asia e Africa. Loulie ricevette molti ospiti bahá’í e insegnò la nuova Fede a diverse persone, come Ugo Giachery (1896-1989), un giovane siciliano di famiglia aristocratica che divenne in seguito un credente di spicco nella comunità nazionale e ricevette da Shoghi Effendi il titolo di Mano della Causa di Dio. Ugo Giachery incontrò Loulie in uno dei suoi viaggi in Sicilia nei primi anni Venti.

Alla fine degli anni Venti gli sconvolgimenti politici della guerra avevano profondamente cambiato il paese. Le menti degli italiani erano occupate da preoccupazioni politiche e materiali che li distraevano dalla ricerca spirituale. Negli anni Trenta la diffusione della Fede fu ancora più seriamente ostacolata dalle condizioni sociali e politiche che affliggevano il nostro paese e che ritardarono il suo progresso per molti anni. Lo scoppio della seconda Guerra mondiale isolò i primi credenti della comunità bahá’í e fu solo quando la guerra finì che pochi di questi, come Teresa Gaspari Campani, poterono rimettersi in contatto con i bahá’í in altri paesi.

Subito dopo la fine della seconda Guerra mondiale, l’Italia fu uno dei paesi europei nel quale Shoghi Effendi invitò i bahá’í del mondo a portare il messaggio di Bahá’u’lláh in una serie di piani per la crescita della comunità mondiale bahá’í.

Sotto la sua guida, tra il 1937 e il 1943, diversi paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’India e l’Iran, paesi che in quegli anni contavano centinaia di bahá’í, svolsero un ruolo fondamentale nel sostenere il processo della crescita delle comunità bahá’í nel resto del mondo. I bahá’í degli Stati Uniti furono tra i primi a rispondere all’appello di Shoghi Effendi e a cercare di aiutare la crescita della comunità italiana, che, isolata per molto tempo durante gli anni della guerra, contava solo poche decine di bahá’í.

Gli anni della ricostruzione dopo la distruzione della guerra furono tanto importanti a livello materiale, quanto a livello spirituale in un paese in cui molte persone cercavano nuovi valori dopo anni difficili.

Cogliendo questa opportunità e dando ascolto all’incoraggiamento di Shoghi Effendi, alcuni pionieri arrivarono dagli Stati Uniti: il 20 febbraio 1947, Ugo Giachery, che si era trasferito e sposato in America negli anni della guerra, ritornò in Italia con la moglie e con lei si stabilì a Roma dando un contributo fondamentale alla crescita della Fede in Italia. Nel 1948 un'altra credente bahá’í, Marion Little (1891-1973) si trasferì a Firenze dove si trattenne per alcuni anni, contribuendo alla formazione della sua prima Assemblea Spirituale Locale. 

Questo processo, con sfumature diverse, continua ancora oggi. Molti bahá’í, in Italia e nel mondo, si trasferiscono in altre città e in altri quartieri per diffondere gli insegnamenti di Bahá’u’lláh e promuovere insieme con i loro concittadini lo sviluppo dei Suoi insegnamenti in un processo di costruzione di comunità che possa contribuire, nel lungo temine, al miglioramento della società.

Nonostante le grandi difficoltà sociali di quegli anni, i bahá’í che erano rimasti in Italia ripresero a lavorare per ricostruire la comunità bahá’í. Entro i primi anni Cinquanta si arruolarono i primi credenti di origine italiana del dopoguerra. Tra questi, nel 1950, Alessandro Bausani (1921-1988), famoso orientalista che fu per diversi anni membro dell’Assemblea Spirituale Nazionale.  Il primo matrimonio fra due bahá’í ebbe luogo a Roma il 27 ottobre 1951 proprio tra Bausani ed Elsa Scola (m. 2003).

Nel 1953 i credenti bahá’í in Italia e in Svizzera raggiunsero complessivamente il numero sufficiente per eleggere la prima Assemblea Spirituale Regionale italo-svizzera. Quest’Assemblea composta da nove membri precorse le due future Assemblee Nazionali dell’Italia e della Svizzera che sarebbero state costituite circa un decennio più tardi. L’Assemblea italo-svizzera era una delle dodici assemblee nel mondo all’inizio del 1953 quando Shoghi Effendi lanciò un piano globale decennale, un piano i cui frutti furono il consolidamento della Fede bahá’í nella maggioranza dei paesi del mondo e che culminò nel 1963 con l’elezione della Casa Universale di Giustizia, l’organo amministrativo internazionale bahá’í.  A questa prima elezione parteciparono i membri delle 56 Assemblee Spirituali Nazionali esistenti all’epoca. In quest’evento d’importanza storica era presente anche l’Assemblea Nazionale italiana.

Nel luglio 1955, fu acquistato a Roma il centro nazionale della comunità bahá’í. Questo centro è ancora oggi la sede della segreteria della comunità nazionale bahá’í e il luogo dove l’Assemblea Spirituale Nazionale si riunisce.

Negli anni successivi nacquero le prime comunità bahá’í. Nel 1956 le statistiche registravano tre Assemblee Spirituali Locali, a Roma, a Firenze e a Napoli, e otto località con la presenza di credenti a Genova, Milano, Cagliari, Palermo, Venezia, San Remo, Taormina e Sorrento.

Negli anni Cinquanta l’Italia diede un contributo particolare alla storia della Fede bahá’í. Nel 1949 il Centro Mondiale Bahá’í ad Haifa fu arricchito da un nuovo edificio, il Mausoleo del Báb, costruito utilizzando marmi provenienti da Carrara e lavorati in Italia. Circa 25 anni dopo fu nuovamente utilizzata l'esperienza della manodopera italiana per la preparazione dei marmi per la costruzione della sede della Casa Universale di Giustizia e di altri edifici del Centro Mondiale Bahá’í. Numerosi furono i contributi della manodopera italiana alla realizzazione di altre opere del Centro Mondiale Bahá’í. L’eccellenza delle materie prime e dell'artigianato ha contribuito a creare quella particolare bellezza dei giardini bahá’í di Haifa per la quale nel 2008 essi sono stati dichiarati dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità.

Nel 1962 la comunità era sufficientemente radicata per poter costituire l’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í d’Italia. Nel corso degli anni Sessanta la comunità si rafforzò sia per le nuove adesioni di cittadini italiani, sia per l’attività di nuovi pionieri provenienti dall’Iran. Nel 1973 le Assemblee Spirituali Locali erano 26 e i bahá’í erano presenti sul territorio nazionale in più di 150 località.

Nel 1968 si tenne a Palermo il primo Convegno mediterraneo del mondo bahá’í con la presenza di 4.000 persone e nel 1972 Padova ospitò il Convegno europeo dei giovani con 1500 partecipanti.

Nel 1966, il decreto presidenziale 1106/1966 riconobbe l’Assemblea Spirituale Nazionale come ente morale e nel 1969 fu fondata la Casa Editrice Bahá’í che traduce e pubblica i testi sacri bahá’í e produce testi di commento sulla Fede, scritti da autori italiani bahá’í, come ad esempio i Saggi sulla Fede Bahá’í di Alessandro Bausani.