La guida e le traduzioni di Shoghi Effendi

Ai primi posti nell’elenco delle priorità di ogni sistema religioso deve trovarsi la determinazione del canone delle sue scritture e l’applicazione di questi sacri scritti alle circostanze della vita personale e comunitaria. Nominato da ‘Abdu’l-Bahá unico interprete autorevole delle Scritture bahá’í, Shoghi Effendi lesse gli eventi del mondo alla luce delle scritture bahá’í e trasmise alla comunità bahá’í i risultati delle sue analisi in forma di lettere. Il suo ruolo di interprete dei testi sacri fu di incommensurabile importanza per lo sviluppo della Fede bahá’í, assicurando fino ad oggi un’unità di comprensione che ha protetto la comunità da ogni divisione.

Allo stesso tempo, le istituzioni bahá’í che stavano nascendo nel mondo inondarono il Custode di quesiti su una vasta gamma di temi e anche le sue risposte a queste domande formano una parte significativa della sua interpretazione della Rivelazione di Bahá’u’lláh .

In circa 26.000 lettere e migliaia di cablogrammi, Shoghi Effendi offrì guida, ispirazione e incoraggiamento a persone, gruppi e istituzioni bahá’í.

Circa la metà di queste lettere sono scritte in persiano e in arabo. Tra gli innumerevoli temi e concetti, Shoghi Effendi chiarì, con un linguaggio squisitamente bello e potente, le leggi e le verità fondamentali della Fede; delineò le caratteristiche salienti delle responsabilità della Casa Universale di Giustizia; definì i passi da intraprendere per l’elezione e il funzionamento delle Assemblee locali e nazionali; e specificò gli obblighi dei singoli bahá’í.

Tra le sue lettere, alcune hanno la lunghezza di un intero libro. Le più importanti delle sue lettere e dei suoi messaggi sono state compilate a formare molti volumi. Sette lettere scritte tra il 1929 e il 1936 sono state raccolte con il titolo L’ordine mondiale di Bahá’u lláh. In esse, il Custode chiarisce le verità dottrinali sulle quali la Fede bahá’í si basa, esplora la sua missione nel mondo, spiega il vero stadio delle sue Figure centrali e presenta la struttura e i mandati delle istituzioni bahá’í. 

 Shoghi Effendi spesso finiva le sue lettere con la dicitura "Suo vero fratello, Shoghi".

Un’altra lettera di Shoghi Effendi, pubblicata con il titolo L’avvento della giustizia divina (25 dicembre 1938), richiama i bahá’í alla coerenza fra le credenze e il linguaggio e alla rettitudine del comportamento necessarie per svolgere i compiti che li attendono. Tre anni più tardi, mentre il mondo era in preda al conflitto, una lettera pubblicata con il titolo Il giorno promesso (28 marzo 1941), spiegava ai bahá’í la genesi, la direzione e la necessità del «titanico sconvolgimento» che l’umanità stava sperimentando.

 

Dio passa nel mondo

Agli inizi degli anni 1940 Shoghi Effendi rivolse la sua attenzione verso gli eventi della storia bahá’í e, nel 1944, per commemorare il centenario della dichiarazione del Báb, pubblicò Dio passa nel mondo , un suo dettagliato studio che copre l’intero secolo, dal primo annuncio della missione del Báb al completamento del primo “Piano settennale”.

Contemporaneamente, Shoghi Effendi scrisse un’analoga opera in persiano che esamina la storia della Fede bahá’í e spiega le caratteristiche dell’Ordine mondiale contenuto negli Scritti di Bahá’u’lláh .

 

L’opera di traduzione

Shoghi Effendi è stato il principale traduttore delle Scritture bahá’í. Egli studiò inglese fin dall’infanzia e, da giovane, proseguì gli studi presso l’Università americana di Beirut e successivamente l’Università di Oxford, dove rimase fino al momento del trapasso di ‘Abdu’l-Bahá nel 1921. Poiché i principali organi amministrativi della Fede durante i primi critici decenni del Custodiato si trovavano in paesi di lingua inglese, la capacità di Shoghi Effendi di esprimere e interpretare i concetti bahá’í in inglese fu una preziosa fonte di guida per i nuovi seguaci della Fede nel mondo occidentale.

La sua superlativa padronanza della lingua e la sua meticolosa scelta delle parole hanno stabilito un modello per tutte le successive traduzioni bahá’í. Egli tradusse in inglese le principali opere di Bahá’u’lláh – come Le parole celate (1929), Il Kitáb-i-Íqan (1931) e la Epistola al Figlio del lupo (1941) – e organizzò estratti da esse e altri brani essenziali in due antologie, Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh (1935) e Preghiere e meditazioni di Bahá’u’lláh (1938). Tradusse molte altre preghiere e passi di Bahá’u’lláh, del Báb e di ‘Abdu’l-Bahá includendoli nel contesto delle sue lettere. Inoltre riscrisse in inglese un racconto autentico della storia degli inizi della Fede, noto come Gli araldi dell’aurora (1932).